Il dado è tratto. La Natura nel piatto a Speciale Tg1

Circa sessant’anni fa in tutto l’Occidente partì quella che venne chiamata Rivoluzione verde, cioè una radicale metamorfosi della produzione agricola da parte dell’industria, grazie all’inserimento principalmente di fitofarmaci, tecnologie sviluppate e intensività delle coltivazioni agricole e degli allevamenti. Già poco tempo dopo, un rivoluzionario testo ambientalista, Primavera silenziosa di Rachel Carson (1973) provò a denunciare gli incombenti effetti di questa “rivoluzione” che solo apparentemente migliorava la vita delle persone, ma che nel giro di pochi decenni sarebbe stata causa di desertificazione, perdita di biodiversità, neocolonialismo nei paesi meno sviluppati, migrazioni forzate, perdita di diritti. Rivoluzione verde, possiamo dirlo oggi con una certa cognizione di causa, fu insomma un ossimoro concettuale tra linguaggio e  realtà.

Un ulteriore passo fu, nel 1994, l’approvazione del trattato internazionale TRIPS da parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (l’ormai defunta WTO) che ha di fatto imposto la pratica già iniziata qualche anno prima negli USA di produrre brevetti sull’esistente, cioè sulla vita, come racconta la scienziata Vandana Shiva nel suo testo “Il mondo sotto brevetto” (2002): vero e proprio colpo di mano delle Corporations, avvenuta attraverso un trattato che le ha rese di fatto proprietarie di intere forme di esistenza, al fine di incrementare pratiche agricole funzionali ai profitti, ma spesso distruttive per l’ecosistema (la cosiddetta “questione OGM” parte da qui).

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Immagine tratta dalla recensione del romanzo di Luis Sepulveda “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” dedicato a Chico Mendes e alla Foresta Amazzonica http://www.lachiavedisophia.com/blog/possedeva-lantidoto-contro-il-terribile-veleno-della-vecchiaia/

Negli ultimi decenni tuttavia, è cresciuta l’opposizione a questa finta “rivoluzione”, smascherata come nuova faccia di un potere capitalista riproposto ad un livello tecnologicamente avanzato, e di un nuovo colonialismo espanso a livello planetario, o come avremmo poi detto, “globale”. Grazie ai movimenti ecologisti, i governi nazionali sono stati costretti a firmare un Principio di precauzione (1992) che ha frenato notevolmente gli interessi delle multinazionali più potenti, mentre da metà degli anni Novanta in poi è cresciuta una nuova consapevolezza politica legata alla sovranità alimentare, alla riconversione sociale ed ecologica delle terre sfruttate dalle Corporations agrochimiche, all’autodeterminazione dei popoli rispetto ad un’economia sovranazionale che vorrebbe determinare le sorti del pianeta.

Tali movimenti hanno avuto il loro apice con le lotte di riappropriazione delle terre, tra le quali quelle dei contadini indiani, dei Sem Terra brasiliani, degli Zapatisti del Chiapas (Messico), e nel mondo occidentale con le pratiche di produzione e consumo legate all’altermondialismo (Genuino Clandestino è uno degli esiti italiani di questo movimento globale, ma la lista sarebbe lunga).

Negli ultimi tempi c’è stata una recrudescenza nell’azione dell’industria agrochimica: con la crisi, avvenuta o voluta, alla fine degli anni Zero, le principali multinazionali e gli stati maggiormente supini ai loro diktat, hanno tentato di rispolverare vecchie fake news d’inizio secolo, quali la soluzione della fame nel mondo attraverso i cibi transgenici (di loro proprietà grazia al TRIPS); la necessità per lo sviluppo economico di trattati sovranazionali, gli ultimi arrivi si chiamano Ttip e Ceta; la negazione dei crimini nei paesi del cosiddetto Sud del mondo a livello di informazione di massa, e riguardo a questo fa specie notare come anche in Italia, sedicenti siti “antibufala” di dubbia indipendenza per usare un eufemismo, abbiano iniziato campagne denigratorie imbarazzanti contro Vandana Shiva e la controinformazione ecologista e di movimento, facendo leva sulla liturgia secondo cui “devono parlare solo gli scienziati” – ovviamente gli scienziati allineati secondo il fondamentalismo scientista.

Con somma sorpresa e felicità abbiamo quindi saputo di questa bellissima e sorprendente puntata di Speciale Tg1 che vi chiediamo di guardare e diffondere. E’ andata in onda in tarda serata (naturalmente) la scorsa domenica 28 gennaio 2018. Potete guardarla qui sotto, in un link youtube o direttamente sul sito del Tg1. Il fatto che sia stato possibile documentare queste esperienze, e che anche la Rai sia arrivata a dare voce all’evidenza (e un ringraziamento va al coraggio e alla preparazione del giornalista Alessandro Gaeta), è il segno che qualcosa è successo e sta succedendo.

In questi ven’tanni, come potrete vedere, le pratiche di riconversione dei territori devastati dall’agrochimica, le pratiche di difesa e rinascita dei semi antichi, di sviluppo economico post-capitalista, le reti rurali e comunitarie, e non ultime le sperimentazioni della nuova agricoltura (permacoltura, biodinamico, consociazioni, agricoltura organica e molte altre in giro per il pianeta) hanno iniziato anche in Italia a dare i loro frutti. Tanta gente che da anni o decenni ha lavorato e sta lavorando tra mille difficoltà per questa transizione lo sa già, e non sono solo contadine e contadini, ma anche consumatori e consumatrici consapevoli, commercianti etici, attiviste e tutte le realtà che hanno intrapreso questa strada.

Che è ancora lunga e difficile, forse siamo solo agli albori. Anche perché la mentalità dominante è ancora “drogata” dal colonialismo culturale della rivoluzione verde, o quanto meno fa fatica ad avere informazioni e conoscenze corrette. Ancora oggi si parla di queste nuove pratiche, a livello di ricerca, come folkloristiche, come “ritorno al passato” e soprattutto si fa fatica a superare gli specialismi e a mettere in connessione le diverse problematiche attraverso un approccio multidisciplinare.

Ma le idee e le pratiche di tutti/e, la partecipazione non solo virtuale, la cooperazione sociale ed economica, sono le forme principali per avvicinarsi a questo cambiamento. A partire dalla scelta principale: l’abbandono del consumo di prodotti intensivi e il ritorno al consumo di prodotti dell’agricoltura naturale. Da estendere a tutti i consumi, non solo quelli agricoli. Oggi, dopo le conoscenze acquisite, tutto questo può avvenire ad un nuovo livello di consapevolezza, anche tecnica e scientifica, e forse può essere la chiave di volta per l’uscita dalla crisi ecologica. Almeno dovremmo provarci, se abbiamo a cuore il futuro degli esseri viventi. Parlare di politica, oggi, senza tenere in conto questo, ha veramente poco senso. Occorre però scegliere da che parte stare, e iniziare a praticare il cambiamento, dal locale al globale, dal micro al macro, dentro e fuori di sé.

Gianluca Ricciato

per Progetto Naturaldurante

 

Buona visione


 

Puoi guardarlo direttamente sul sito di Speciale Tg1, puntata del 29 gennaio 2018:

Guarda la puntata di Speciale Tg1 ” La Natura nel piatto”


 

Speciale Tg1, domenica 28 gennaio 2018, ore 24.00 – Raiuno
“NATURA NEL PIATTO”
di Alessandro Gaeta

Dalle Alpi a Capo Passero, un viaggio di Speciale Tg1 nel mondo dell’agricoltura naturale per capire, dalla voce di chi è tornato a pratiche agronomiche ormai dimenticate, quanto policoltura, rotazioni e compost possono restituire fertilità ai terreni agricoli desertificati da sessant’anni di trattamenti chimici.
Il reportage inizia a Rovasenda, nel Vercellese, dove la famiglia Stocchi da oltre dieci anni pratica la policoltura producendo un riso senza chimica e risparmiando ogni anno novantamila euro tra diserbanti, pesticidi e passaggi di trattore per spargerli nei campi. Poi si arriva in Sicilia, tra Ragusa e Siracusa, dove molti contadini hanno abbandonato la coltivazione dei grani moderni dal glutine rinforzato tornando a piantare la Timilia e il Russello, due varietà di frumento autoctoni, innescando una filiera che fa bene alla terra e fa bene alle casse dell’aziende agricole schiacciate dalla globalizzazione. “Natura nel piatto” si occuperà di vino naturale visitando a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, l’azienda di Stefano Bellotti che spiegherà come e perché vigne e cantine sono state ‘colonizzate’ dalla chimica e come, invece, è possibile farne a meno tornando a fare il vino come una volta.

I Sem Terra in un incontro a Firenze – dal sito di Mondeggi Bene Comune. Fattoria senza padroni https://mondeggibenecomune.noblogs.org/

 



3 risposte a “Il dado è tratto. La Natura nel piatto a Speciale Tg1”

  1. […] all’agricoltura intensiva capitalista ormai ci sono, come documentato nel reportage La Natura nel piatto e l’Italia da quasto punto di vista può essere un’avanguardia, grazie alla tradizione […]

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  2. […] Il dado è tratto. La Natura nel piatto a Speciale TG1 […]

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  3. […] (2) cfr. Vandana Shiva, “Il mondo sotto brevetto”, Feltrinelli 2002. “Un ulteriore passo fu, nel 1994, l’approvazione del trattato internazionale TRIPS da parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (l’ormai defunta WTO) che ha di fatto imposto la pratica già iniziata qualche anno prima negli USA di produrre brevetti sull’esistente, cioè sulla vita” https://progettonaturaldurante.wordpress.com/2018/01/31/il-dado-e-tratto-la-natura-nel-piatto-specia… […]

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